Biciclettata contro la guerra, venerdì 22 aprile, ore 17,30, partenza Piazzale Duca d'Aosta, davanti alla Statua del Fante.
La guerra parte anche da qui, proprio da Torino, che ospita le sedi di Leonardo, Avio Aero, Thales Alenia Space, tutte aziende che sviluppano tecnologie utilizzate in contesti di guerra, e che si appresta a diventare sempre più città di riferimento nello sviluppo di tecnologie belliche.
Il politecnico di Torino, mentre espone la bandiera della pace all'ingresso principale, supporta chi arma la guerra attraverso lo sviluppo e la ricerca di tecnologie innovative che altro non sono che strumenti di morte e devastazione.
La partnership tra politecnico e Leonardo stravolge l'idea di un'università che promuova condivisone di saperi e diffusione di un pensiero critico.
Noi e i nostri studi non possiamo essere mezzi per arrichire chi da questa guerra trae profitto!
Lo scorso dicembre il Dist, dipartimento interateneo tra Politecnico e Università di Torino, ha siglato un accordo con Frontex, agenzia europea a cui è affidato il controllo e la gestione militare delle frontiere, per lo sviluppo di materiale cartografico che possa essere d'ausilio a Frontex nel respingimento dei migranti.
Nelle proprie operazioni Frontex utilizza intelligenza artificiale, droni e rilevatori biometrici: strumenti sviluppati dalle aziende sopra citate, per le quali ogni guerra e frontiera in più significa guadagno.
Il Politecnico collabora con chi costruisce armi - contribuendo al mantenimento di conflitti - e con chi respinge, maltratta e discrimina le persone che dalle guerre, invece, scappano.
In questo contesto si fa ancora più evidente il razzismo delle istituzioni europee, che parlano di "veri profughi" in riferimento alle persone ucraine e bianche che scappano dall'unione eurepea, alimentando la narrazione securitaria e nazionalista, di cui questo conflitto si nutre.
Chiaramente il governo Draghi, schierato mediaticamente per la pace, non ha perso l'occasione per pianificare un taglio agli investimenti su sanità ed istruzione a favore di quelli militari.
Il parlamento ha votato a piena maggioranza l'incremento delle spese militari al 2% del PIL: ciò significa che la spesa bellica italiana passerà da 25 a 38 miliardi l'anno.
Soldi pubblici che tanto farebbero comodo e che non si trovano quando le aule cadono a pezzi o mancano i posti in terapia intensiva come, purtroppo, sappiamo molto bene.
Al contrario, il governo ha già previsto un taglio alla sanità pubblica di 6 miliardi di euro e una riduzione, dal 4% al 3,5% del PIL, della spesa per l'istruzione.
Venerdì 22 aprile pedaliamo insieme contro guerra e frontiere, contro ogni nazionalismo, contro chi da questa guerra ci guadagna, per smontare la narrazione guerrafondaia dei media e delle istituzioni, per rivendicare una didattica critica e non asservita a grandi aziende, per portare la nostra solidarietà ai popoli che subiscono un conflitto tra nazioni.
Non vogliamo pagare la vostra guerra!