Come immigrat, seconde generazioni, attivist, solidali abbiamo deciso di scendere in piazza per chiedere giustizia in un paese razzista, che non ci considera al pari degli altri cittadini, che ci nega documenti e diritti e ci reclude quando non facciamo più comodo o quando proviamo a far sentire la nostra voce e la nostra rabbia.
A causa del Covid e di come le istituzioni hanno gestito l’emergenza sanitaria, moltissime persone quest’anno si sono ritrovate ad avere problemi con la casa, il reddito e il lavoro. Noi stess, come moltissim immigrat, nostri genitori, amic, vicin di casa, compagn di lavoro e di scuola, abbiamo dovuto affrontare, oltre a questi problemi, le difficoltà legate ai documenti.
Quest’ estate a Torino l’Ufficio Immigrazione e la Questura hanno volutamente causato ritardi e disorganizzazione: ci ricordiamo tutt le centinaia di persone, vecchi e bambin* compresi, in coda sotto il sole per le pratiche dei permessi, tra insulti e minacce dalla polizia. Ci ricordiamo tutti la stanchezza e la rabbia di stare ore a farsi maltrattare senza nemmeno poter ottenere i documenti e senza la possibilità di rispondere a questi soprusi, perché rispondere vuol dire essere ricattati e probabilmente perdere il proprio posto in coda se non i documenti.
Sempre quest’estate, mentre nei campi migliaia di braccianti hanno ricevuto paghe da fame, costrett* a dormire in baracche di fortuna, il Governo ha utilizzato la sanatoria come un provvedimento emergenziale di facciata per continuare a giustificare lo sfruttamento razzista. Una sanatoria che ha dato documenti solo a chi serviva come forza lavoro da sfruttare. Una sanatoria che ancora una volta ci ricorda in che sistema razzista viviamo e come veniamo considerati in quanto non-italiani.
La situazione continua ad essere difficile anche per chi non ha i documenti oppure non li può rinnovare. Il pericolo per chi viene considerato “illegale” è quello di finire al CPR e poi essere deportat, senza preavviso. Con la riapertura delle frontiere è aumentato il numero di persone detenute all’interno dei CPR e con esso anche le violenze che la polizia infligge ai detenuti che vivono in condizioni pessime, cibo terribile, pieno di sonniferi, e quasi inesistente assistenza medica. Lo stato non ha fatto un passo indietro durante la pandemia rispetto la detenzione amministrativa. Non ci sono state liberazioni collettive e i detenuti hanno continuato a vivere dentro il CPR senza alcuna tutela sanitaria. Chiudere i Cpr e liberare tutt oggi come ieri è l’unica soluzione percorribile.
L’attenzione al tema aumenta solo quando accade l’ennesima tragedia in mare o tra le montagne, ai confini del Paese. Migliaia sono i migranti che cercano di attraversare i confini, che si vedono respinti da navi militari in mare o dalla polizia sui sentieri. La pandemia ha permesso allo stato italiano di adottare misure sempre più degradanti come le navi quarantena dove centinaia di migranti vengono trattenuti e trattati come se non fossero esseri umani, sotto l’indifferente sguardo di protezione civile e croce rossa, complici di queste procedure denigranti e razziste.
In questo panorama di violenza e discriminazione diffusa e costante, le donne migranti e immigrate in Italia e nel mondo subiscono oltre il peso del razzismo anche quello del sessismo. Patriarcato e frontiere sono ostacoli da abbattere per cambiare radicalmente la società in cui viviamo.
Garantire a tutt il permesso di soggiorno, per liberare tutt dal ricatto dei documenti e dalla paura.
Abbattere le frontiere militarizzate.
Chiudere i CPR e bloccare le deportazioni.
Basta con la violenza razzista della polizia.