🔴 TORNIAMO SOTTO LE MURA DEL CPR
SABATO 5 GIUGNO ORE 17
PRESIDIO SOTTO IL CPR DI CORSO BRUNELLESCHI
I CPR sono luoghi in cui vengono rinchiuse le persone senza documenti in attesa di essere identificate ed espulse. Campi di internamento contemporanei creati per rendere estremamente ricattabili coloro che non hanno i documenti in regola; un'arma nelle mani della politica, dei padroni di case, del caporalato agricolo, di tutti coloro che sulla pelle di chi non ha la carta giusta possono puntare la carica di un feroce sfruttamento. I CPR non vanno riformati, ristrutturati, resi più umani e vivibili...
I CPR NON DEVONO ESISTERE.
VOGLIAMO LOTTARE CONTRO QUESTE GALERE PER SENZA DOCUMENTO FINCHÉ NON NE RIMARRANO CHE MACERIE. I CPR VANNO DISTRUTTI E, CON LORO, TUTTA LA POLITICA DI GESTIONE E CONTROLLO DEI FLUSSI MIGRATORI.
Musa Balde, un ragazzo di 23 anni originario della Guinea, è morto in una cella di isolamento all'interno del Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di corso Brunelleschi a Torino nella notte tra il 22 e il 23 maggio.
La tragica storia di Musa è la storia della violenza dello Stato e delle sue innumerevoli frontiere dove ogni giorno muoiono centinaia di persone. La morte di Musa è riuscita a scuotere le coscienze dei più e riportare l’attenzione sulla detenzione amministrativa e sul razzismo strutturale che viviamo. Ma sappiamo bene che non è stato un episodio isolato, una fatalità , ma è la NORMALITA' all'interno dei CPR e in tutti i luoghi di frontiera dove ogni giorno muoiono centinaia di persone.
Il CPR E LE FRONTIERE UCCIDONO.
Ricordiamo chi sono i responsabili delle condizioni cui sono costretti i reclusi dentro il Cpr di corso Brunelleschi e quindi i responsabili della morte di Musa Balda:
la multinazionale francese GEPSA, appartenente al gruppo ENGIE Energia, che da anni lucra sulla pelle dei detenuti in tutta Europa, è l'ente gestore.
Chi dovrebbe valutare se le condizioni di salute dei reclusi sono compatibili con la detenzione è l’ASL territoriale di via Monginevro e l'ASL Città di Torino di via San Secondo che sistematicamente chiudono gli occhi sulla condizione di salute dei reclusi non intervenendo mai.
Lo Stato è responsabile delle condizioni dei reclusi in tutti i luoghi di detenzione ed è responsabile di tutte le morti nelle frontiere, create con l'obiettivo di selezionare, dividere ed eliminare le persone ritenute indesiderabili e non produttive da quest'ordine sociale.
I ragazzi dentro il CPR hanno bisogno di tutta la nostra forza e complicità .
Non facciamo cadere l'attenzione su ciò che accade quotidianamente dentro quelle mura.
Dobbiamo continuare a lottare contro questi luoghi infami, al fianco dei reclusi, cercando il più possibile di dare voce a chi non la ha.
Vogliamo far sentire la nostra solidarietà alle persone ancora rinchiuse nei CPR!
Al fianco dei reclusi in lotta che hanno scelto di non abbassare la testa!
TUTTI LIBERI, TUTTE LIBERE!