1950 – 51: Bombe sioniste sugli ebrei di Baghdad: come l'Haganah e il Mossad compirono attentati in Iraq per forzare l'emigrazione in Israele
1950 – 51: BOMBE SIONISTE TRA GLI EBREI DI BAGHDAD come il Mossad e l’Haganah compirono attentati in Iraq per forzare l’emigrazione ebraica in Israele di Naeim Giladi (1998) opuscolo stampabile 20 pagine formato A5: http://antisionismo.altervista.org/wp-content/uploads/2018/07/bombe-sioniste-a-baghdad.pdf Naeim Giladi nacque nel 1929 da una prospera famiglia di ebrei iracheni, residente da secoli nel paese. Nel 1941 perse diversi giovani amici nel massacro di ebrei, fomentato dagli inglesi, che ebbe luogo a Baghdad, e negli anni successivi aderì al movimento sionista clandestino. Arrestato, torturato e condannato a morte dalle autorità irachene, nel 1949 riuscì a fuggire in Iran e di lì arrivò nel neonato Israele, nel maggio 1950. In Israele subì in prima persona le discriminazioni esercitate dagli ebrei europei ashkenaziti nei confronti degli ebrei dei paesi arabi come lui. Vi si oppose attivamente, diventando anche membro delle cosiddette Black Panthers israeliane negli anni ’70. Nel 1982 il massacro dei palestinesi di Sabra e Chatila lo convinse ad abbandonare definitivamente lo stato sionista, rinunciando alla cittadinanza israeliana, e a trasferirsi negli Stati Uniti. Negli USA nel 1992 stampò a proprie spese Ben-Gurion’s Scandals: How the Haganah and the Mossad Eliminated Jews, sugli attentati del 1950 – 51 compiuti a Baghdad dal movimento sionista per forzare la comunità ebraica irachena a trasferirsi in Israele. Nel 1998 trovò finalmente una casa editrice, la Dandelion Books, disposta a farsi carico di una prima pubblicazione effettiva del libro, al quale Giladi aggiunse un capitolo iniziale, intitolato The Jews of Iraq. Tale capitolo è tradotto quasi per intero nel presente opuscolo. L’originale inglese del libro è liberamente scaricabile da internet. Sul finire della Seconda Guerra Mondiale David Ben-Gurion aveva in mente di ricorrere proprio agli ebrei orientali per reperire quel “milione di ebrei” necessario a riempire la Palestina e “chiudere il conflitto con gli arabi” (vedi anche l’opuscolo Israele e lo sfruttamento dell’Olocausto). Di lì a poco però andò in Europa a visitare i campi dei sopravvissuti alla Shoah, e si rese conto che era politicamente più opportuno puntare sul trasferimento di quegli ebrei, per quanto meno numerosi e in condizioni disastrate. Presentando Israele come nuova patria e “compensazione” per le vittime della Shoah, sarebbe stato possibile vincere le resistenze della comunità internazionale al via libera per la formazione dello stato sionista. Il trasferimento degli ebrei orientali fu quindi posticipato di alcuni anni, dopo il ritiro degli inglesi e la cacciata dei palestinesi, nel 1948. In particolare la numerosa e prospera comunità ebraica irachena fu letteralmente sradicata dal proprio paese (dopo 2.500 anni di storia) nel 1950 – 51, con l’Operazione Ezra e Neemia, favorita da un’intensa campagna di propaganda a favore della “Terra Promessa” e dai vari attentati sulla cui responsabilità Naeim Giladi fornisce diverse e convincenti prove. L'incontro si svolge al Campus Einaudi, ritrovo ore 17 nella Main Hall (Atrio Centrale)
4 anni fa
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