Presidio antimilitarista alla Camera di commercio
Spezziamo le ali al militarismo! Mercoledì 27 novembre ore 14 in via San Francesco da Paola, 24 presidio alla camera di commercio, uno degli sponsor dei mercanti d’armi No ai mercanti di morte Il 26 e 27 novembre si terrà a Torino il mercato delle armi aerospaziali No ai mercanti di morte! Quest’anno la spesa militare è di 25 miliardi di euro. Ogni giorno lo Stato spende per armi, guerre e forze armate quanto basterebbe per avere tutti una vita meno precaria. Lo Stato sceglie la guerra, la distruzione, la morte di uomini, donne e bambini. Sceglie di spendere per questioni di dominio. In Iraq i militari italiani hanno addestrato le truppe irachene, che in un mese e mezzo hanno ucciso oltre trecento persone che manifestavano per migliori condizioni di vita, dopo decenni di guerre e dittatura. Gente comune, mica terroristi dell’ISIS! Gente come noi che fa fatica ad arrivare a fine mese. In questi anni lungo i confini d'Italia si sta combattendo una guerra feroce contro la gente in viaggio, contro chi fugge conflitti dove le truppe italiane sono in prima fila. I battaglioni d'élite dell'esercito tricolore sono impegnati in 36 missioni di guerra. Le principali sono in Afganistan, Niger, Iraq, Libano, Libia, Kosovo, Somalia e nel Mediterraneo. Teatri di guerra dove sono impiegati 6.290 soldati italiani. 7.000 soldati sono impegnati nell’operazione “Strade sicure”. Agiscono contro ogni forma di insorgenza sociale sul fronte interno. Gli stessi militari delle guerre in Bosnia, Iraq, Afganistan, Niger, gli stessi delle torture e degli stupri in Somalia, sono nei CPR, nelle strade delle nostre città, sono in Val Susa, sono nel Mediterraneo e sulle frontiere fatte di nulla, che imprigionano uomini, donne e bambini. Guerra esterna e guerra interna sono due facce delle stessa medaglia. Nelle guerre moderne muoiono più civili che militari. I soldati sono professionisti super addestrati, strumenti costosi e preziosi da preservare, mentre le persone senza divisa diventano obiettivi bellici di primaria importanza in conflitti che giocano la carta del terrore, per piegare la resistenza delle popolazioni che serve sottomettere, per realizzare i propri obiettivi di dominio. Al riparo delle loro basi, i piloti dei droni, sparano come in un videogioco. L’Italia è in guerra da decenni ma la chiama pace. È una guerra su più fronti, descritta come intervento umanitario, ma nei fatti è occupazione militare, bombe, tortura e repressione. Per trarci in inganno trasformano la guerra in filantropia planetaria, le bombe mezzi di soccorso. In Siria, in Iraq, in Afganistan, in Libia, Niger si combatte con armi che spesso sono costruite a due passi dalle nostre case. Nell’ex stabilimento Fiat di Mirafiori Leonardo costruirà droni da combattimento. Giocattoli costosi che hanno un unico impiego: uccidere. Torino è uno dei principali centri dell’industria aerospaziale bellica. Le fabbriche di armi italiane fanno affari con chiunque e non vanno mai in crisi. Il 26 e 27 novembre 2019 si tiene a Torino “Aerospace & defence meeting”, mostra mercato internazionale dell’industria aerospaziale di guerra. La convention, giunta alla sua settima edizione, ha quest’anno un focus sull’innovazione produttiva, la trasformazione digitale per l’industria aerospaziale 4.0. Ci saranno 6.500 incontri bilaterali, 900 partecipanti, i rappresentanti di 26 paesi. Un’occasione per valorizzare le eccellenze del made in Italy nel settore armiero, in testa il colosso Leonardo, con un focus sulle aziende piemontesi leader nel settore: Thales Alenia Space, Avio Aero, UTC Aerospace Systems. Tra gli sponsor, oltre a Leonardo, ci sono la Regione Piemonte, la Camera di Commercio e Intesa San Paolo. L’Aerospace and defence meeting è un evento semi clandestino, chiuso, dove si giocano partite mortali per milioni di persone in ogni dove. La rivolta morale non basta a fermare la guerra, se non sa farsi resistenza concreta. Possiamo gettare un granello di sabbia per incepparne il meccanismo, per impedire che il business di morte celebri i suoi riti nell’indifferenza dei più. Per fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade. Dal 16 al 27 novembre, dieci giorni di informazione e lotta contro i mercanti di morte!
4 anni fa
Camera di commercio
via san francesco da paola 24
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