BICICLETTATA CONTRO LA GUERRA
BICICLETTATA CONTRO LA GUERRA

BICICLETTATA CONTRO LA GUERRA E CHI LA ARMA

VENERDÌ 8 APRILE ORE 17

Davanti al POLITECNICO DI TORINO

Porta fischietti e cose per fare rumore durante la pedalata!!!!

La guerra è tornata in Europa. L’invasione Russa nei confronti dell’Ucraina ha reso ancora più visibile un conflitto lungo quasi un decennio. Una aggressione criminale, in un panorama di violenza strutturale e di militarismo. Una storia in cui tutti gli attori, dalla Russia alla NATO passando per l’Unione Europea e lo stato Ucraino, sono stati fautori sia di forti spinte nazionaliste che di uno spietato imperialismo, ai danni delle popolazioni civili. Oggi, le persone ucraine assassinate sotto le bombe di Putin o costrette a scappare, e le persone russe incarcerate dal loro governo e in povertà estrema.

Ai nostri occhi oggi arrivano le immagini di carrarmati, palazzi sventrati, persone in fuga, appelli alla nazione e all’eroismo fino alla morte, divise militari. Immagini che abbiamo evitato negli ultimi anni perché distanti da noi, e che oggi ci ricordano il fuoco su Baghdad nel 2003 o i palazzi bruciati a Sarajevo negli anni ’90.

Ma la guerra non è frutto di irrazionalità. La guerra avviene nel silenzio o nel clamore, per gli interessi dei grandi capitali. Dalla Somalia allo Yemen, in Siria e Palestina, fino alle bombe russe sugli ospedali di Mariupol, gli stati-nazione giocano ad un risiko per avere più potere geopolitico, o in nome di una presunta appartenenza territoriale, o per accedere a risorse energetiche sempre più importanti.

In questo teatrino di sangue le potenze occidentali con lo stato italiano compreso prima hanno guardato con ipocrita distacco a cosa avvenisse, alimentando istanze nazionalistiche e fornendo armi a quelle zone già sull’orlo del collasso. Poi, quando scoppia il conflitto, si alzano forti voci in nome della pace e di un umanitarismo di facciata, cercando di pulirsi la coscienza dalle strategie di tensione che l’occidente e la NATO hanno applicato in Ucraina negli ultimi anni.

E in tutto ciò, chi ci guadagna? Ovviamente le grandi industrie degli armamenti, gli unici grandi vincitori di ogni guerra. Perché non esiste guerra senza armi. E infatti le italiane aziende Leonardo e Finacantieri volano in borsa, e i mezzi Lince targati Iveco si vedono oggi tra le truppe russe che invadono l’Ucraina. Prima prepariamo la guerra vendendo armi ad una fazione, poi la si vuole risolvere fornendo ulteriori armamenti all’altra parte.

Ovviamente, non esiste guerra senza propaganda. In televisione scenette disgustose di presidenti delle opposte fazioni, di forti uomini che difendono la patria, mentre l’unico ruolo narrato per le donne ucraine è quello di diventare badanti nei paesi ricchi. E poi la caccia alle streghe per qualsiasi forma culturale russa, in uno spazio mediatico dominato dai racconti filo-occidentali. La guerra è totale anche qui da noi nella comunicazione, e le voci di chi prova a resistere con forme di solidarietà sotto le bombe in Ucraina o per le strade della Russia sono assenti, mentre dovrebbero essere le voci a cui dare più ascolto.

Le porte degli stati europei si spalancano per le persone ucraine, ed è un bene. Ma per chi scappa dalle bombe occidentali in Libia, Siria, Afghanistan o Yemen, le porte restano chiuse. Migliaia di persone in movimento ogni giorno solcano i nostri confini militarizzati morendo, finendo in lager di stato chiamati CPR o annegando nel Mediterraneo. La narrazione sull’accoglienza e sui confini è ipocrita, e cambia in relazione al colore della pelle o di un pezzo di carta chiamato passaporto.

La guerra è tra noi anche nei suoi effetti più pratici: i prezzi dell’energia aumentano, spostarsi in automobile è un privilegio, fare la spesa un salasso. In questa storia, noi abbiamo tutto da perdere mentre i colossi dell’energia come ENI beneficiano del rialzo del prezzo di petrolio e gas per aumentare i loro profitti.

E allora cosa facciamo? Ci chiedono di schierarci senza ambiguità. Lo facciamo: parteggiamo per chi lotta contro ogni imperialismo, per chi si difende contro militarismo e attacchi militari, per chi scappa da questo mondo di morte, per chi soffre e lotta sotto le bombe del potere di turno, per chi resiste organizzandosi dal basso, oggi in Ucraina, come per le strade russe e in qualsiasi altro luogo del mondo, per chi coraggiosamente scende in strada contro questa guerra.

Vogliamo rimettere al centro una pratica antimilitarista, che è fondamentale oggi quanto lo sarà domani, dato che i venti di guerra spirano sempre più forti. Una guerra nazionalistica contro la popolazione civile Ucraina e Russa, una guerra contro le genti più povere e sfruttate del mondo, una guerra contro di noi.

2 anni fa
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