L'11 febbraio 2023 a Budapest sono state fermate quattro persone con l'accusa di essere coinvolte a vario titolo nel ferimento di alcuni nazisti.
Due di queste, una compagna tedesca e una ragazza ungherese, sono state poi rilasciate, mentre altre due un compagno tedesco e una compagna italiana si trovano tutt'ora in carcere.
I contesti all'interno del quale sono avvenuti questi arresti è il 'Giorno dell'onore', data di culto dei neonazisti ungheresi in cui commemorano il massacro di un battaglione nazista da parte dell'Armata Rossa avvenuto nel febbraio del 1944. Questa celebrazione ormai attira militanti dell'estrema destra da vari paesi europei.
La compagna ancora in carcere è stata prima accusata di 'attacco ad un membro della comunità', reato la cui pena può andare dai 2 agli 8 anni. In corso di indagine le autoritá inquirenti hanno poi modificato le accuse aggiungendo il 'pericolo di vita' alle due aggressioni che le attribuiscono e inoltre, affermano anche che ha commesso tutti questi reati come membro di un'organizzazione criminale, reato di cui invece è stato accusato da subito il compagno tedesco ancora detenuto. Poiché si tratta di più reati, le norme pertinenti (a causa del cumulo) aumentano la pena massima della metà, quindi sostanzialmente da 2 a 12 anni. Tuttavia, poiché il reato è commesso nell'ambito di un'organizzazione criminale, questo aumento di pena viene raddoppiato. Ciò significa che, in caso di condanna definitiva, rischia una pena compresa tra i 2 e i 24 anni.
Questa organizzazione criminale di cui i due compagni sono accusati di fare parte, si suppone agisca in un modo analogo a quella di cui le autorità tedesche hanno provato a provare l' esistenza in Germania nel processo Antifaost, il cui primo grado si è concluso a maggio 2023. Gli inquirenti in collaborazione con le autorità tedesche hanno quindi presentato al Gip anche tutto il faldone di questo processo.
Facciamo appello a una solidarietà internazionale per sostenere le spese relative alla detenzione e al processo della compagna italiana ancora prigioniera a Budapest.
Ci teniamo anche però a portare testimonianza di queste azioni, al di là di chi le ha o non le ha compiute, perché rappresentative di un antifascismo che non si ferma alle parole.