Ogni giorno vediamo pararsi di fronte ai nostri occhi un’escalation di violenza sempre più atroce. Il genocidio che l’entità sionista sta perpetrando nei confronti del popolo palestinese viene ancora una volta strumentalizzato e piegato agli interessi economici occidentali: nessuno ha avuto il coraggio di schierarsi con i ribelli Houthi yemeniti che hanno bloccato il commercio nel Mar Rosso in sostegno al popolo palestinese, ma, anzi, la risposta è stata l’invio di due missioni navali, di cui una sotto il comando italiano.
È chiara, in questi avvenimenti, la complicità della Nato, degli Stati Uniti, dell’Unione Europea e del nostro stesso governo. Al centro della corsa agli armamenti si collocano le nostre università, che forniscono sapere e spazi per la ricerca bellica che andrà ad alimentare le sofferenze dei popoli oppressi, militarizzando le nostre società e le nostre città. La normalizzazione dell’entità sionista passa anche per gli accordi di scambio di personale e di expertise tra gli atenei, succubi di quella stessa propaganda che nobilita e giustifica la violenza in atto. Solo uno di questi esempi riguarda il coinvolgimento di un professore del nostro ateneo nella redazione del Manuale del diritto internazionale applicabile alle operazioni militari.
A Torino, la Città dell'Aerospazio in costruzione dal 28 Novembre, sarà uno dei nodi più importanti a livello nazionale di questa macchina della guerra. Qui diventa esplicito e palese il rapporto tra accademia e complesso bellico industriale. Viene fornita una piattaforma a tutte le aziende del settore della cosiddetta difesa per incrementare la propria visibilità e per creare una collaborazione con le nostre università: infatti, sia Unito che Polito sono tra gli investitori di questo progetto multimilionario, insieme a Leonardo e Regione Piemonte. A ciò si aggiungerà nel 2025 Diana, un progetto promosso e finanziato direttamente dalla Nato. da progettopalestina