La NATO si prepara a sbarcare a Torino? Assemblea Antimilitarista
La NATO si prepara a sbarcare a Torino? Assemblea Antimilitarista

Giovedì 17 marzo
Assemblea cittadina contro l'industria di guerra e la NATO a Torino
ore 18
alla tettoia dei contadini di Porta Palazzo
Interventi sulla Città dell’Aerospazio, sul ruolo della NATO in Italia, testimonianze delle lotte contro l’ampliamento della base di Camp Derby a Livorno.

La NATO si prepara a sbarcare a Torino?
Torino si candida ad ospitare nella nuova Città dell’Aerospazio, che sorgerà tra corso Francia e corso Marche, la sede di un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa e l’ufficio regionale per l’Europa del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO.
Torino, finita l’era dell’automotive, punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte.
Bloccare la nascita di un nuovo polo di ricerca, progettazione e costruzione di ordigni bellici, impedire che la NATO abbia una sua base a Torino è un impegno concreto contro il militarismo e contro la guerra.
Mentre il governo proclama lo stato di emergenza per la guerra imperialista per il controllo dell’Ucraina, fermare la produzione e lo smercio d’armi è l’unico modo per inceppare la macchina che alimenta le guerre.
Per fermare le guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. A partire dalla nostra città.
L’assemblea Antimilitarista promuove un’assemblea cittadina che lanci una campagna di informazione e lotta per bloccare l’industria di guerra e la NATO a Torino.
Interventi sulla Città dell’Aerospazio, sul ruolo della NATO in Italia, testimonianze delle lotte contro l’ampliamento della base di Camp Derby a Livorno
Alla tettoia dei contadini dalle ore 18.

La notizia della candidatura di Torino ad ospitare la sede di un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa e l’ufficio regionale per l’Europa del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A) della NATO è passata come sempre in sordina.
Lo stesso sito Difesa.it descrive pudicamente l’operazione come “Sinergia per l’innovazione tra Industria, Mondo Accademico e Difesa”
E prosegue: “L’offerta nazionale per la partecipazione all’iniziativa, lanciata dai capi di Stato e di Governo al summit di Bruxelles del giugno 2021 nell’ambito dell’agenda NATO 2030, consiste nella realizzazione di una rete federata di centri di sperimentazione e acceleratori d’innovazione con il compito di supportare la NATO e i paesi alleati nel proprio processo di innovazione, sostenendo le start-up a sviluppare le tecnologie necessarie a preservare la superiorità tecnologica e facilitando la cooperazione tra settore privato e realtà militari.
L’Italia propone di ospitare il Regional Office presso le strutture nella costituenda Città dello Spazio, dove si insedierà, a fianco dei laboratori e degli spazi per le start-up, il Business Incubation Centre dell’Agenzia Spaziale Europea. Nelle more del completamento della Città dello Spazio, saranno comunque disponibili per l’immediato degli uffici presso le Officine Grandi Riparazioni di Torino.
Verrà, inoltre, messo a disposizione del progetto il costituendo acceleratore Aerospace & Advanced Hardware e saranno rese disponibili le capacità di sperimentare tecnologie innovative presso il Centro di Supporto e Sperimentazione Navale (CSSN) della Marina Militare di La Spezia e il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA) di Capua, società partecipata dell’Agenzia Spaziale Italiana, del Consiglio Nazionale delle Ricerche e della Regione Campania. Un volta identificati, i due uffici regionali, uno in Europa e uno in Nord America, fungeranno da hub dell’intera rete DIANA e sovraintenderanno alle attività degli acceleratori e dei vari test center.“
La candidatura di Torino ad ospitare l’acceleratore e l’ufficio europeo di DIANA è stata ufficialmente presentata il 20 gennaio, durante un incontro che si è svolto negli uffici della Regione Piemonte.
Il Generale di Corpo d’Armata Luciano Portolano, Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti, si è confrontato con David van Weel, Assistant Secretary General for Emerging Security Challenges della NATO.
La saldatura tra iniziative come la Cittadella dell’aerospazio e la candidatura ad ospitare DIANA sono il segnale inequivocabile che siamo di fronte ad un importante cambio di paradigma per la città di Torino.

In autunno i media in occasione della mostra-mercato dell’industria bellica aerospaziale hanno descritto i colossi dell’industria bellica riuniti all’Oval come consesso di scienziati e tecnici che progettano e costruiscono navicelle per Marte e l’avventura spaziale.
Un’operazione mediatica funzionale a creare una cortina fumogena intorno alla Cittadella dell’Aerospazio che sorgerà in corso Marche, nell’area dello stabilimento Alenia di Torino, il cui core business è la costruzione di cacciabombardieri e droni da guerra.
I promotori della Cittadella, non per caso, sono Leonardo e Avio aero. Leonardo è il colosso dell’industria armiera italiana, a capitale prevalentemente statale. L’accento è messo sull’innovazione, le start up, il legame sempre più stretto con la ricerca universitaria, le “sfide tecnologiche dell’aeronautica e della esplorazione spaziale”, con annessi oltre ad un museo e ad un parco urbano, residenze per studenti e ricercatori, uno «space center», un incubatore per startup del settore
Lo scorso ottobre Leonardo ha siglato l’accordo con il Politecnico, che ha definito spazi e competenze.
Si tratta di una scrittura privata con all’interno il contratto preliminare di costituzione di diritto di superficie tra l’Ateneo e la ditta Leonardo per la realizzazione della Piattaforma Aerospazio.
L’avvio dei lavori è previsto nei primi mesi del 2022, la conclusione nel 2023.
La città dell’aerospazio è, nella sostanza, un nuovo polo tecnologico dedicato all’industria di guerra. Il progetto coinvolge Regione Piemonte, Comune, Politecnico, Università, Camera di Commercio e Unione Industriale di Torino, Api, Cim 4.0, il Distretto aerospaziale piemontese e Tne. Parlare di armi in modo schietto è considerato impopolare, perciò si attua un’operazione di travestimento di una scelta strategica cruciale per il Piemonte, benedetta lo scorso ottobre dal presidente di Confindustria Bonomi: ormai finito il tempo delle automobili, si punta sull’industria bellica.

Torino è già oggi uno dei centri della progettazione e produzione bellica.
La gran parte delle aziende italiane dell’aerospazio si trova in Piemonte, dove il giro d’affari annuale è di 5 miliardi di euro di fatturato e 15 mila addetti ai lavori. I settori produttivi sono da tempo strettamente connessi con le università, in primis il Politecnico, e altri settori della formazione. La città dell’aerospazio rappresenta un ulteriore salto quantitativo e qualitativo per i rapporti tra l’industria bellica e l’università.
In Piemonte, ci sono ben cinque attori internazionali di primo piano: Leonardo, Avio Aero, Collins Aerospace, Thales Alenia Space, ALTEC.
L’industria bellica è un business che non va mai in crisi. L’Italia fa affari con chiunque.
La chiusura e riconversione dell’industria bellica è urgente e necessaria.
Le armi italiane, in prima fila il colosso pubblico Leonardo, sono presenti su tutti i teatri di guerra. Guerre che paiono lontane sono invece vicinissime: le armi che uccidono civili in ogni dove, sono prodotte non lontano dai giardini dove giocano i nostri bambini.
Per fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo.
Bloccare la nuova Cittadella dell’Aerospazio, impedire lo sbarco a Torino dell’ufficio europeo di DIANA opporsi a trasformare Torino in uno dei nodi della rete mondiale di acceleratori di innovazione al servizio della NATO è una scommessa importante da praticare. Specie oggi che una guerra dalle conseguenze imprevedibili infuria nel cuore d’Europa.

Assemblea Antimilitarista - Torino

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Tettoia dei Contadini a Porta Palazzo
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