«Perché entro in S-Contro? Perché per me loro erano fighissimi! Venivano a distribuire la loro rivista davanti alla mia scuola, io andavo all’Avogadro, avevano una passione per la musica che avevo anch’io, non erano punk ma erano sufficientemente controculturalisti, che per la soggettività dell’epoca, per me, era fondamentale. Erano radicali, ma davano l’idea anche di essere gente che studiava a sufficienza. Queste erano le cose da cui ero attratto».
Questa è la storia di un Collettivo comunista giovanile metropolitano, S-Contro, e della sua rivista dagli «intenti bellicosamente classisti». Una storia politica, musicale, controculturale e di militanza, che attraversa gli anni Ottanta, nella Torino che si avviava a essere una città post industriale, tra fine della lotta armata e riflusso. «Noi sentivamo di avere una collocazione forte! Io nell’84 quando abbiamo cominciato, avevo vent’anni, eravamo giovani, ma ci sentivamo di avere un grande compito e anche in completa controtendenza. Io, Marco e Sergio abbiamo vissuto il riflusso in modo molto forte, quando tutti si ritiravano, noi avanzavamo». «Non rinnego affatto la mia storia in S-Contro, anzi la rivendico, perché senza questo elemento formativo non credo che avrei potuto fare il percorso che ho fatto, anche con la libertà di pensiero che, credo, di aver mantenuto… Perché quell’esperienza mi ha dato più cose: una lettura complessiva del mondo, il seme per capire chi rappresenti, lo spirito di ricerca».
Questo libro, questi racconti, sono frutto di un lavoro iniziato circa due anni fa, quando abbiamo trovato nel desiderio comune di ritornare agli anni Ottanta, senza nostalgia né retorica di parte, il filo della nostra ricerca. E questo filo lo abbiamo voluto riproporre oggi per renderlo tenace e vivo. Tutta questa fatica è diventata fonte di piacere nel ritrovare quella voglia di cambiamento sovversivo che ci ha distinti all’interno della nostra generazione. E presto abbiamo anche capito il senso di un libro come questo, quando ci è stato chiesto da chi in quegli anni non era ancora nato: «…ma cos’è la città post-fordista?». È una domanda che ha toccato la nostra sensibilità politica, e a cui dobbiamo rispondere con tutta la nostra intelligenza e capacità di rapportarci con le nuove generazioni. Negli anni Ottanta ci siamo trovati a vivere questo passaggio di Torino da città-fabbrica a città post-fordista, abbiamo visto questa trasformazione poderosa e abbiamo provato, con gli strumenti che avevamo in testa allora, ostinatamente, a confrontarci con questa realtà nuova che avanzava, per aprire percorsi di liberazione. Il collettivo S-Contro, quel mettersi insieme per discutere e agire, è stato in primo luogo un’importante scuola di formazione per le nostre vite. Auguriamo a ogni generazione, nelle forme che sapranno dare, di percorrere le strade della propria liberazione di nuovo collettivamente e con la stessa passione rivoluzionaria.
Sergio Gambino è stato militante di S-Contro. Partecipa all’esperienza di Radio Black out. La sua tesi da educatore ha per titolo Centri sociali autogestiti: realtà extraistituzionali di aggregazione. È socio di Ultrasuoni Records e componente del collettivo musicale Kiosk Tag.
Luca Perrone collabora con la rivista «Machina», per la quale ha co-curato i testi La riproduzione del futuro. Le ipotesi di Romano Alquati per una trasformazione radicale e Mario Dalmaviva. Un operaista anomalo. Ha pubblicato Banditi nelle Valli valdesi. Storie del XVII secolo (Claudiana, 2021) e Abbiamo fatto un sindacato. Enrico Lanza: una vita dalla parte dei lavoratori (DeriveApprodi, 2022)