ROMPIAMO IL SILENZIO! Contro l'invasione della Turchia in nord Iraq
ROMPIAMO IL SILENZIO! Contro l'invasione della Turchia in nord Iraq

Mentre assistiamo alla tragedia dell'invasione russa dell'Ucraina, altre guerre sono iniziate in altre parti del mondo, spesso dalle stesse potenze internazionali che si propongono come mediatrici ai tavoli diplomatici.

E' il caso della Turchia. Il presidente Erdogan ha lanciato una nuova invasione (anche in questo caso definita solo operazione militare) del Kurdistan iracheno contro la guerriglia del Partito dei lavoratori del Kurdistan. Dallo scorso weekend piovono bombe sulle montagne nel nord dell'Iraq. In diverse zone sono state portate truppe di terra tramite elicotteri.

Contemporaneamente milizie irachene vicine al governo regionale del kurdistan iracheno di Barzani stanno attaccando Shengal, la città dove la popolazione Ezida è stata sterminata ad opera dell'ISIS. Insieme alla Siria del Nord-Est, questa città è diventata uno dei principali luoghi di sperimentazione del confederalismo democratico, una proposta politica di soluzione dei conflitti nazionali e etnici della regione.

Questi attacchi sono diretti alla distruzione di queste modelli di convivenza pacifica e di democratizzazione della società e a perseguire gli interessi imperialistici della Turchia.

Con il suo equilibrismo diplomatico sul versante ucraino, Erdogan ha trovato il via libera di Russia e Stati Uniti per questa nuova invasione in una terra martoriata da decenni di guerra.

Poche manciate di potenti si dichiarano una volta contro un'invasione, un'altra volta sono coloro che la promuovono, tutto per interessi particolari di pochi a scapito della vita e degli interessi delle popolazioni coinvolte.

Dall'Ucraina al Kurdistan non lasciamo che guerre e invasioni passino sotto silenzio.

Qui il comunicato di Rete Kurdistan Italia:

Rompiamo il silenzio sulla recente invasione turca del Kurdistan meridionale

Mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sta cercando di svolgere il ruolo di mediatore nella guerra in Ucraina e di presentarsi come un pacificatore, ha lanciato una rinnovata offensiva militare su larga scala contro il Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale), un’altra campagna non provocata dalle forze armate turche per invadere, spopolare e occupare più aree. Ancora una volta, il vero volto di Erdogan, quello di aggressore e occupante, può essere visto in Kurdistan. La politica di negazione e guerra contro il popolo curdo è un principio centrale dello stato turco e della leadership di Erdogan, e gli sforzi trasparenti di Erdogan per agire come mediatore sulla scena interna servono solo a distrarre dal ruolo distruttivo che Erdogan continua a svolgere in Turchia, in Kurdistan e in tutta la regione.

Il 17 aprile lo Stato turco ha lanciato una nuova campagna militare volta ad occupare le aree di Şikefta Birîndara, Kurêjaro (Kurazhar) e Çiyayê Reş nella regione dello Zap nel Kurdistan meridionale. In questa campagna illegale transfrontaliera le forze armate turche hanno utilizzato artiglieria pesante, aerei da guerra, droni ed elicotteri e il trasporto aereo di forze di terra in elicottero nella regione come parte di un’offensiva di terra parallela. Dalla regione dello Zap, le forze turche mirano a estendere ulteriormente la loro occupazione nelle regioni di Metîna e Avaşîn-Basyan.

L’uso di armi pesanti e forze di terra rappresenta una grave minaccia per l’intera regione e l’unità tra i curdi in tutte le parti del Kurdistan e la diaspora è l’unica risposta a questa aggressione. Le recenti celebrazioni del Newroz del 21 marzo hanno visto la proclamazione di una posizione di unità nazionale curda e oltre 10 milioni di curdi nel Kurdistan settentrionale e in Turchia hanno inviato un chiaro messaggio a Erdogan che non si sarebbero piegati alla sua brutalità o alla sua politica di annientamento.

Milioni di curdi hanno fornito alla Turchia un percorso verso la pace e hanno espresso ai popoli della Turchia e del mondo che la libertà del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan aprirà la strada alla pace in Turchia e oltre. Le apparizioni con alcuni politici curdi del Kurdistan meridionale non aiuteranno Erdogan a nascondere la sua ostilità nei confronti del popolo curdo, poiché il suo track record di aggressione contro i curdi in varie parti del Kurdistan è ben consolidato. Le apparizioni con alcuni politici curdi del Kurdistan meridionale non aiuteranno Erdogan a nascondere la sua ostilità nei confronti del popolo curdo, poiché la sua comprovata esperienza di aggressione contro i curdi in varie parti del Kurdistan è ben consolidato.

Le recenti celebrazioni del Newroz hanno mostrato la realtà della coscienza nazionale curda e le aspirazioni alla libertà. Dopo il Newroz, le torture e gli omicidi di prigionieri politici curdi sono aumentati, così come gli attacchi agli uffici del progressista Partito democratico dei Popoli (HDP) e gli arresti di coloro che hanno partecipato alle celebrazioni di Newroz. Nel frattempo, in Rojava e nella Siria settentrionale e orientale, si sono intensificati gli attacchi aerei turchi contro i curdi.

Erdogan ora sta affrontando molte crisi interne, inclusa una terribile situazione economica, e sta disperatamente cercando di evitare la sua caduta intensificando la guerra dello stato turco contro i curdi per raccogliere il sostegno nazionalista in patria, mentre lavora per rafforzare la posizione della Turchia nell’arena diplomatica internazionale tramite il tentativo di svolgere il ruolo di mediatore nella crisi ucraina e rivendicare una posizione geostrategica unica tra NATO e Russia. Se il mondo continua a chiudere un occhio sull’aggressione di Erdogan, assisteremo a un aumento degli spargimenti di sangue, degli sfollamenti e dell’instabilità in tutto il Kurdistan e in Medio Oriente.

Dobbiamo rompere il silenzio sull’invasione turca del Kurdistan meridionale e agire!

• Chiediamo a tutti i governi e alle organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite, la NATO, l’UE, il Consiglio d’Europa e la Lega araba, di intraprendere un’azione urgente contro questa violazione del diritto internazionale, di condannare inequivocabilmente questo crimine di aggressione e di chiedere che la Turchia ritiri le sue truppe dal Kurdistan meridionale

• Chiediamo ai partiti politici, alle organizzazioni per i diritti umani, alle organizzazioni per la pace, ai sindacalisti e agli attivisti di opporsi a questa aggressione e occupazione turche

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Piazza Castello, Torino
Torino, piazza Castello
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