Aborto libero!
La giunta Cirio all’attacco della libertà delle donne.
punto info al mercato di corso Racconigi (angolo corso Peschiera)
ore 10,30 – 13
"La Regione Piemonte il 2 ottobre ha emanato una circolare che limita ulteriormente la libertà delle donne di scegliere se e quando avere figli. Viene fatto esplicito divieto di somministrare la pillola abortiva RU 486 nei consultori, in opposizione a quanto stabilito in agosto dal ministero della sanità. D’ora in poi in Piemonte l’aborto farmacologico potrà essere effettuato soltanto nelle strutture ospedaliere.
Non solo. Nella stessa circolare viene permesso alle associazioni antiabortiste di fare propaganda negli ospedali.
La legge 194 del 1978, che stabiliva le procedure legali per l’aborto, viene usata come un grimaldello per rendere difficile quando non impossibile la libera scelta delle donne.
In Piemonte la 194 viene utilizzata per limitare l’aborto farmacologico e per dare spazio ai catto-fascisti. Nella circolare emanata dalla giunta Cirio, le misure restrittive adottate sono giustificate come attuazione della 194.
Le leggi sono la rappresentazione ritualizzata dei rapporti di forza all’interno della società. Tante leggi, a posteriori definite “conquiste”, sono state limitate concessioni a movimenti che miravano a ben di più.
Oggi i percorsi della libertà femminile sono sotto il costante attacco di chi vorrebbe riproporre una visione patriarcale dei generi e individua nella maternità un destino da cui le donne non dovrebbero sottrarsi, tornando docili nella gabbia familiare. La negazione delle identità non conformi, l’asservimento delle donne libere è indispensabile alla riaffermazione della famiglia, nucleo politico ed etico del patriarcato alle nostre latitudini. La famiglia è la fortezza intorno alla quale i raggruppamenti identitari e sovranisti pretendono di ri-fondare un ordine politico e sociale gerarchico ed escludente.
La giunta Cirio mira a cancellare i percorsi della libertà femminile, ponendo le donne sotto tutela, soggetti deboli, incapaci di decidere, bisognosi di un sostegno.
Il sostegno, nel caso della Regione Piemonte, arriverebbe da associazioni pro-vita, che agiscono da decenni come soggetti privati, ma oggi entrano nelle strutture sanitarie con il finanziamento della Regione e in osservanza alla legge 194.
“Il presidente della Regione e gli assessori alla Sanità e agli Affari legali precisano che tali indirizzi rispondono alla volontà, unanimemente condivisa dalla Giunta regionale e dai presidenti dei gruppi consiliari di maggioranza, di garantire il pieno rispetto delle disposizioni della legge 194 poste a garanzia della piena libertà di scelta della donna se interrompere volontariamente la gravidanza o se proseguirla”.
Nella neolingua del governo regionale piemontese, per difendere “la libertà di scelta della donna”, si finanziano gli sportelli delle associazioni antiabortiste.
Il vero nodo è la legge 194, la legge che, dopo la depenalizzazione dell’aborto, pose seri limiti alla libertà di scelta delle donne.
La 194 è una gabbia normativa, che i nemici della libertà femminile hanno imparato a usare.
Due anni fa l’Avvenire indicava nell’obiezione la strada maestra per rendere impossibile scegliere di abortire. In Piemonte oltre il 60% dei medici si dichiara obiettore. In molte zone d’Italia si arriva al 100%.
La questione non è la libertà dei medici di rifiutare di agire contro la propria coscienza, ma che si diano le condizioni perché nessuno limiti la libertà di scelta delle donne, perché nessuno ne metta repentaglio le vite, perché nessuno possa ricattarci, umiliarci, piegarci. Eravamo fuorilegge, siamo state messe sotto l’ombrello della legge, è tempo che si lotti per essere davvero libere, senza legge.
Cacciamo i catto-fascisti dagli ospedali!"
Collettivo Anarco-femminista Wild C.A.T.