21 febbraio ore 9:30
giornata sociale di taglio legna da ardere
se usi la legna per scaldarti
se non hai terreni dove farlo
non hai gli attrezzi o vuoi imparare
tagliamo in modo sostenibile e dividiamoci la legna raccolta sui terreni destinati all'ennesimo cantiere TAv
porta gli attrezzi che hai, motosega, falcetto o furgone
fuori gli speculatori, riprendiamoci i boschi
presidio ex autoporto san didero
la spiega:
Intorno all’ex autoporto di San Didero, presidiato 24 ore su 24 per impedire i nuovi lavori legati al TAV, vi sono ben 7 ha di terreni, boscati o rinselvatichiti.
Di questi una parte ancora conserva il suo valore ecologico e di servizio alla comunità locale, altra parte, deturpata dalle speculazioni industriali succedutesi negli anni, sta lentamente recuperando un suo equilibrio.
Vi sono gli argini di Dora (demaniali) e altre particelle private, dove molte famiglie raccolgono legna da riscaldamento, viene praticato il pascolo transumante, vi sono sentieri e una pista da mini motocross, il canale idroelettrico “NIE”, degli animali selvatici, un po' di rifiuti e il presidio no tav, il quale anch’esso usa la legna per cucinare e scaldarsi.
Date le procedure abbastanza complicate, negli ultimi decenni il taglio del bosco nelle parti demaniali non è stato più praticato, ugualmente nel terreno di Telt, proprietaria attuale dei terreni, non è stato più fatto fieno, e i prati sono diventati boschetti di gaggìa.
Mentre i grandi gruppi industriali come Telt non faticano certo a prendere in concessione i terreni demaniali, a farsi finanziare dal denaro pubblico o ad espropriare i terreni altrui, chi vuole recuperare legna per il riscaldamento proprio non è per niente facilitato. Procedure lunghe e complicate, leggi forestali pensate sempre più per le aziende agricole forestali che non hanno interesse a piccole parcelle, destinazione dei boschi a fustaia con piante troppo grandi per una gestione familiare.
Oggigiorno non sono poche le difficoltà finanziarie di molti. Per scelta o per necessità tante persone utilizzano questa risorsa locale, economica, alla portata di tutti e poco inquinante, risorsa che oltretutto non genera guerre per il gas e il petrolio. Mentre l’accesso alla terra e al fuocatico dovrebbe essere un diritto inalienabile per tutti noi, la speculazione e la cementificazione di queste aree, comprese quelle demaniali e di esondo della Dora, sottrarrà irrevocabilmente queste terre alla loro funzione ecologica e sociale. Invece solo l’utilizzo accorto di questi terreni può migliorarne lo stato che la destinazione industriale ha pregiudicato nei decenni.
Una buona pratica di taglio e lo studio delle differenti aree permette di migliorar lo stato delle terre. Ci sono zone dove l’unica pratica possibile è favorire la ricrescita del manto boschivo, in altre si può procedere selettivamente combinando il taglio di legna da ardere con il miglioramento ecologico dei fondi. Di certo quello che non abbiamo bisogno è altro cemento e asfalto o imponenti opere di scavo.
Stato dei terreni
I terreni non hanno un manto boschivo uniforme. Ci sono residui di antiche zone golenali lungo il corso originario della Dora (zone demaniali) ora isolate dalla A32; zone rimodellate dall’uomo dopo alluvione, in buono stato, tra la A32 e l’argine di Dora; una parte di terreni originari sul confine ovest (ex prati colonizzati da gaggìa - robinia) e lungo l’autostrada (bosco ceduo di pioppo tremulo, anch’esso di origine golenale); una gran parte di terreni costituiti da terra di riporto frammista a rifiuti industriali, solo in parte bonificati, frutto della destinazione industriale data dalla proprietà. Qui la ricrescita del manto boschivo, in parte già avvenuta naturalmente ma in generale molto stentata, permetterebbe il ripristino della funzione ambientale dell’area, sia per quanto riguarda il prelievo di legna da ardere, che per il pascolo, la flora, la fauna selvatica (comunque presente, in particolare conigli o lepri), e la gestione tradizionale delle aree golenali della Dora, dove la pulizia degli argini è garantita dal prelievo di legna da riscaldamento.
Sommariamente, la zona comprende diverse aree:
1 zona di ricrescita su terra di riporto: pioppo, salice, robinia, buddleia, cornus, sporadicamente pino silvestre, olmo, roverella.
2 fasce marginali edifici: lato sud gaggìa ed esemplari di frassino, lato nord robinia ed esemplari di frassino, noce, ciliegio
3 fascia marginale canale: pioppo tremulo, robinia, frassino, olmo
4 macchie boschive autostrada ex esondazione: bosco maturo di pioppo tremulo
5 cumuli terra di riporto lato est: robinia, olmo, acero, roverella
6 fascia lato ovest su terreno naturale: 95% giovane gaggìa, esemplari di frassino, roverella, olmo
7 fascia rivierasca tra A32 e Dora: olmo, robinia (in regressione), ontano, salice, fusaggine, biancospino, pioppo tremulo, frassino, esemplari di noce
8 bordo strade interne (robinia)
Buone pratiche d’uso
garantire l’uso dei terreni (legnatico e pascolo) e ripristinarne la qualità non solo è possibile ma si alimenta vicendevolmente rispettando delle buone pratiche.
La raccolta di legna secca dovrebbe evitare la legna già a terra attaccata da funghi e animali, così il taglio di quella in piedi dovrebbe lasciare sul terreno la ramaglia già in degrado, per donare al terreno preziose sostanze organiche necessarie al suo equilibrio. Per legge è però possibile prelevare legna secca ovunque, purché non recintato, fino a dieci centimetri di diametro.
Nelle fasce alluvionali è possibile prelevare il pioppo secco e prediligere la robinia per il taglio verde avendo attenzione di triturare i rami con la stessa motosega o cippatrice.
Laddove il bosco è in espansione è possibile tagliare legna verde di robinia per favorire le altre specie endemiche. I boschi di robinia tendono ad essere “monospecifici”, cioè a soffocare le altre specie, è quindi possibile aumentare la varietà ecologica del bosco tagliando gli esemplari giovani e lasciando solo qualche robinia matura. Nel taglio del ceduo verde bisognerebbe: tagliare massimo il 60% degli alberi (tranne robinia 80%), tagliare al piede lasciando un colletto rifilato a 10 cm dal suolo, tagliare le piante storte, meno sane, accavallate, doppie, lasciando le migliori e i più anziani esemplari per semenza e miglioramento del bosco equamente distanziati tra loro. Trovando un equilibrio tra fustaia e ceduo sarà possibile avere legna da ardere di pezzatura maneggevole e allo stesso tempo garantire aumento e miglioramento del manto boschivo.
Quindi, per aree:
1 Dove il manto è compromesso e la ricrescita stentata bisogna evitare il taglio, apportare materia organica (ramaglie, cippato, tronchi marcescenti), approntare ripari dal vento battente nelle aree più brulle e riseminare erbe e piante.
2 Contorno edifici autoporto:
lato sud: in attesa di una migliore valutazione consideriamo una “riserva integrale” della popolazione di conigli/lepri e loro tane. Possibile cintare l’area con ramaglie di robinia anti intrusione (cani e umani), no prelievo secco. Importante anche per fare ombra all’edificio ed evitare intrusioni o avvicinamento alle bocche di lupo.
Lato nord: da proteggere la zona delle bocche di lupo, per il resto si potrebbe tagliare selettivamente la gaggìa per favorire le altre specie
3 Nella fascia lungo il canale NIE già oggetto di taglio raso e periodico ipotizziamo sia possibile prelevare completamente la copertura in una fascia di circa metri 3.
4 Fustaia di pioppo: prelevare il secco.
5 Lato est: possibilità di taglio abbondante della gaggìa giovane verde con attenta selezione delle altre specie presenti in forma minoritaria.
6 Gaggìa secca e verde si può tagliare abbondantemente (fino all’80%) nel bosco lato Favro (cd bosco delle fate). Essendo zona pascoliva è importante lasciare la ramaglia intera in mucchi ordinati (massimo 1mc, per rischio incendio) disposti a protezione dei giovani virgulti in particolare frassino e specie più rare.
7 Fascia lungo Dora (demaniale) il bosco originario sta prendendo il sopravvento sulla gaggìa, che è in gran parte secca ed è possibile prelevarla anche verde favorendo le altre specie. Gaggia più vitale c’è sul lato strada, dove è favorita dalla luce. Qui si potrebbe tagliarla facendo però attenzione a non allargare la strada percorribile con i mezzi a motore. E’ un bel bosco, giovane ma variegato. Dopo il taglio è la miglior zona da considerare non calpestabile, si può percorrere a lato dalla strada di servizio o percorrendo l’argine sul lato opposto. La zona oltre gli argini, essendo fascia di esondazione della Dora, andrebbe anche pulita togliendo almeno le piante più piccole per evitare che un’alluvione se le porti via. Non aderendo ai piani forestali di zona, l’area sotto al comune di San Didero dovrebbe essere in capo alla provincia. L’iter autorizzativo è abbastanza lungo. Le zone comunali potrebbero invece essere accessibili per i residenti ma bisogna consultare il regolamento comunale e verificare gli usi storici.
8 strade e accessi: non tagliare lungo i margini per non aumentare la zona di calpestìo con macchine e non creare altre zone di campo aperto (protezione anti intrusione)
Quindi in definitiva:
Si può prelevare il secco senza asportare tutta la sostanza organica (rami, tronchi marcescenti)
Si può tagliare gaggia verde per favorire le altre specie in questo modo: taglio selettivo intorno ad altre piante; dove solo gaggìa lasciare gli esemplari più grandi, dritti, sani; dove ci sono ceppaie di più individui selezionare il migliore e tagliare il resto; non tagliare il bordo delle aree e delle strade, non tagliare alberi isolati.