Da qualche anno gruppi transfemministi queer e solidali frocizzano le strade delle nostre città, riportando il pride su un piano critico di lotta all'esistente, e in particolare ai sistemi di potere e alle loro gerarchie: il patriarcato, l'etero-cis-sessualità obbligatoria, il capitalismo, il (neo)colonialismo, il fascismo, il machismo, l'abilismo, lo specismo, l'ageismo, la sessuofobia, la religione e molti altri.
In questo tristo 2020 i corpi non conformi, e in particolare i corpi trans, non eterosessuali, disabili, vecchi, tutti i corpi non (ri)produttivi, sono stati dimenticati, sanzionati e confinati tra le mura domestiche di quella microsocietà, la famiglia, che spesso per le persone lgbt+ e per le donne diventa violento luogo di reclusione.
Molt altr un tetto proprio non l'avevano: anche durante l'isolamento a Torino, una delle capitali degli sfratti, non sono rimasti che i pericoli della strada e dei dormitori, diventati focolai come le RSA, diventati gabbie come i CPR, dove alle violenze inflitte ax prigionierx si è aggiunta quella del sovraffollamento durante la pandemia.
Anche i corpi in carcere sono stati piegati con la violenza durante le rivolte che hanno attraversato le prigioni italiane. I corpi dex lavoratorx "essenziali" sono stati esposti al contagio per far funzionare la macchina del profitto. La produzione bellica non si è mai fermata, lx facchinx dell'e-commerce hanno fatto gli straordinari.
Nel mondo in cui siamo forzate a vivere ci sono persone che non valgono, sacrificabili, sostituibili, intercambiabili. La gestione della pandemia lo ha reso crudamente evidente.
Il coordinamento Torino Pride, l'associazione di secondo livello che a Torino raggruppa tutte le associazioni lgbt+ mainstream, comprese le lobby liberal espressione dei partiti di maggioranza, e polis aperta, un'associazione di sbirri gay, ha deciso quest'anno di celebrare, nel cosiddetto pride month, il "primo pride online della storia".
Il Torino Pride non ci mancherà. Non ci mancherà la kermesse da centomila persone che tinge di rosa l'immagine dello stato e della sindaca, che lava di rosa le coscienze di omo-lesbo-bi-trans-fobici più o meno latenti pronti a farsi scattare foto coi loro brand arcobaleno e l'hashtag #loveislove.
Noi vogliamo #moltodipiùcheglihashtag. Vogliamo rioccupare le strade con i nostri corpi. Rifiutiamo – ancora una volta – la logica del produci-consuma-crepa che in questo post-lockdown si è fatta ancora più evidente. Questa logica che ci vorrebbe docili (ri)produttor e consumator che rinunciano al conflitto per il "bene comune". Se scegliamo di prenderci cura l'un dell'altr lo facciamo perché crediamo nella cooperazione e nella tutela solidale e volontaria, non perché uno stato paternalista ce lo ordina.
Noi translellefrocie e complici non rinunceremo a riprenderci le strade, e vi rifacciamo il Free(K) Pride, quest'anno una Frocial Mass!
Ci pigliamo tutto!
Bici, cicli, tricicli, sedie a rotelle, pattini, trabiccoli, carretti, trampoli o semplicemente i vostri deliziosi piedini per frocizzare l'esistente, nel rispetto e nella tutela dell'altr*, usando mezzi non amotore per riaffermarne l'importanza, ingombrandoci di travestimenti per tutelarci con la distanza fisica ma non sociale, per farla anticapitalista, antiautoritaria. Libera.
Queste le linee guida che abbiamo pensato insieme per scendere in piazza con un occhio di riguardo per le vulnerabilità di tutt*:
* indossiamo mascherine e maschere, attivando la nostra creatività frocia e antispecista;
* scegliamo un mezzo su ruote (bici, pattini, sedie a rotelle, carretti, ecc.) oppure veniamo a piedi addobbandoci o travestendoci in modo da evitare l'eccessiva prossimità fisica (qualche suggerimento: scatole e cartoni, gonne ottocentesche, ali);
manteniamo il corteo il più lento possibile perché l'andatura sia adatta a tutt.
Ci vediamo in piazza Castello sabato 11 luglio alle 16!