Proiezione del documentario “Il mio amico in fondo al mare” e dibattito, a cura del collettivo antispecista Transelvatikə.
Ospite: Stefania Valenti, naturalista e illustratrice del libro Inky
Per questo quarto appuntamento proponiamo la visione del documentario “Il mio amico in fondo al mare” (2020, diretto da Pippa Ehrlich e James Reed) che racconta l’incontro quotidiano per un anno tra un polpo e un umano nelle acque dell’Oceano Atlantico.
Questo documentario è una narrazione poetica sulla comunicazione interspecie. Raccontando la storia di una singola creatura marina, piuttosto che guardare quell’esemplare di polpo femmina come ad un generico membro di una specie animale, il film sfida, almeno in superficie, l’antropocentrismo mostrandoci gli interessi e la quotidianità di un individuo appartenente ad una specie diversa.
Tuttavia, il polpo, un animale invertebrato che abita profondità marine inaccessibili a molt* di noi, è davvero un simbolo di alterità oppure l’empatia che genera il documentario è possibile solo perché ci rispecchiamo nella sua intelligenza?
È davvero possibile empatizzare con un individuo di un’altra specie se non si abbandona l’idea di una Natura separata dall’Umano? Come porci di fronte alle pratiche di conservazione dominante che pongono l’enfasi su una generica biodiversità piuttosto che sui singoli individui animali?
Ne parleremo con Stefania Valenti, naturalista e illustratrice di Inky, libro per bambin* sulla storia vera di un polpo scappato da un acquario.