Giornata dei disertori
Giornata dei disertori

2 giugno. Giornata dei disertori

Il 2 giugno contestiamo le cerimonie militariste, la retorica patriottica, la guerra e chi la a(r)ma

Venerdì 2 giugno
ore 16
Appuntamento in piazza da definire

Ogni 2 giugno la Repubblica celebra sé stessa con esibizioni militari, parate e commemorazioni.
Con gli anni questa “festa” ha assunto una sempre più marcata connotazione nazionalista e militarista.
Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra. Meloni vorrebbe le donne impegnate a fare figli per la patria, la seconda “mamma di noi tutt*, come ha dichiarato dopo l’adunata degli alpini a Udine, che come ogni anno, in località diverse, si comportano come truppe di occupazione.

Come ogni anno il governo utilizzerà le cerimonie militari del due giugno per giustificare enormi spese militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni militari all’estero, dall’Ucraina all’Africa. Guerre, stupri, occupazioni di terre, bombardamenti, torture, l’intero campionario degli orrori umani, se compiuto da uomini e donne inquadrati in un esercito, diventa legittimo, necessario, opportuno, eroico. Le divise da parata, le bandiere, le medaglie, la triade “dio, patria, famiglia” non sono il mero retaggio di un passato più retorico e magniloquente del nostro presente, ma la rappresentazione sempre attuale dell'attitudine imperialista e neoconiale dello stato italiano.

L’Italia è in guerra. Le forze armate italiane sono impegnate direttamente in una quarantina di missioni

L’Italia è in guerra. Dalle basi militari della NATO e degli Stati Uniti in territorio italiano ogni giorno si alzano in volo i droni che gestiscono l'intelligence per l'esercito ucraino.

L’Italia è in guerra. Lungo i confini del Bel Paese, in mare ed in montagna, le polizie e le forze armate fanno la guerra ai migranti.

L’Italia è in guerra. I tagliagole Janjaweed che misero a ferro e fuoco il Darfur, oggi impegnati in una feroce guerra civile in Sudan, sono stati addestrati e finanziati dall’Italia per fare la guerra alla gente in viaggio verso l’Europa. Da decenni l’Italia finanzia la Libia perché intercetti e blocchi i barconi e rigetti uomini, donne e bambin* nell’inferno dei campi di concentramento libici.

L’Italia è in guerra. A pochi passi dalle nostre case si producono e si testano le armi impiegate nelle guerre di ogni dove. Le usano le truppe italiane nelle missioni di “pace” all’estero, le vendono le industrie italiane ai paesi in guerra. Queste armi hanno ucciso milioni di persone, distrutto città e villaggi, avvelenato irrimediabilmente interi territori.

L’Italia è in guerra. I militari sono sempre più presenti per le strade delle nostre città, nei quartieri dove arrivare a fine mese è sempre più difficile, dove si allungano le file dei senza casa, senza reddito, precari. Servono a prevenire e reprimere ogni insorgenza sociale, a mettere a tacere chiunque si ribelli ad un ordine sociale sempre più feroce. La funzione di polizia e quella militare si intrecciano sempre più: la distanza tra guerra interna e guerra esterna sta scomparendo. Dal 2020 ai militari sono state attribuite funzioni sin allora appannaggio delle forze dell’ordine: l’osmosi è completa.

Quartieri, scuole, università, piazze, luoghi di lavoro: ormai non vi è ambito sociale al sicuro dalla marea militarista montante. La guerra che si sta combattendo in Ucraina ha dato un ulteriore e drammatica spinta verso un riarmo a livello mondiale dagli esiti imprevedibili.
Opporsi alla guerra e al militarismo è un’esigenza imprescindibile.

Disertiamo la guerra!

Siamo e saremo ovunque a fianco delle popolazioni vittime delle guerra

Sosteniamo chi si oppone alla guerra in Russia e in Ucraina!
Apriamo le frontiere ad obiettori e disertori

Contro la guerra a profughi e migranti in mare e in montagna. Distruggiamo le frontiere!

No all’industria bellica
No alla Città dell’aerospazio!
No alla Nato a Torino

No all’invio di armi!

No alle missioni militari all’estero

No alle spese militari e alla militarizzazione delle nostre città

Il 2 giugno contestiamo le cerimonie militariste, la retorica patriottica, la guerra e chi la a(r)ma

Coordinamento contro la guerra e chi la arma

10 mesi fa
Torino, piazza Vittorio
Piazza Vittorio Veneto, Torino (TO)
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