Reclaim the Theatre - Memorie dal Reparto n°6 – Teatro Nucleo

Reclaim the Theatre - Memorie dal Reparto n°6 – Teatro Nucleo

Con la volontà di riappropriarsi di questa forma d’arte come veicolo espressivo, divulgativo e sociale.
Con la consapevolezza che il teatro è quasi sempre in grado di abbracciare le rivoluzioni e diventarne un megafono potente e privilegiato.
Speriamo che, a loro volta, anche le nostre rivoluzioni possano intessere un legame profondo e fertile con il teatro.

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biglietto: up to you a partire da 3€

Memorie dal Reparto n°6 – Teatro Nucleo

A quarant’anni dalla Legge Basaglia e alla luce dei molti tentativi di revisionare questa legge che segna il superamento dell’istituzione manicomiale italiana. Una conquista di civiltà che rischiamo di perdere.

Con questa pièce, che sembra un’ideale prosecuzione della penultima regia della regista Cora Herrendorf sul tema – “Asylum, il manicomio delle attrici” – dedicata nel 2012 alla poesia e alla vicenda esistenziale di Alda Merini, si torna dunque tra le mura di un manicomio, alla ricerca delle verità di quei corpi e di quelle voci da sempre ridotti al silenzio.

“Dal momento che esistono le prigioni e i manicomi, bisogna pure che qualcuno ci stia dentro. Se non siete voi, sono io; se non sono io, è un terzo qualsiasi. Aspettate; quando in un lontano futuro cesseranno di esistere le prigioni e i manicomi, non vi saranno più grate alle finestre, né vesti da camera per pazzi. Senza dubbio un'epoca simile verrà presto o tardi.”

Il Reparto n. 6, pubblicato nel 1892, è uno dei racconti migliori e più impressionanti di Anton Čechov. Attraverso quel luogo, che è il reparto psichiatrico di uno squallido ospedale della provincia russa e attraverso l’incontro dei due protagonisti, l’autore muove una forte critica alla disumanità del trattamento manicomiale e alla corruzione e meschina ottusità serpeggianti nella società, facendo emergere l'inconsistenza e la spietatezza del giudizio sociale e mettendo in luce quanto sottile sia la linea che separa la cosiddetta sanità mentale dalla pazzia. Nell’attraversare questa macchina kafkiana il medico-filosofo scopre sulla propria pelle il dolore di tale condizione. L'epilogo è tragico: egli realizza che in mancanza di veri e giusti interventi concreti, tale dolore non può essere superato che con la morte.


Regia e drammaturgia Horacio Czertok e Cora Herrendorf

In scena Daniele Giuliani


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